Wassily Kandinsky

← Back to Artisti

Nato a Mosca nel 1866, Wassily Kandinsky è universalmente riconosciuto come uno dei padri dell’arte astratta. La sua vicenda artistica si colloca a cavallo tra la cultura russa, le avanguardie europee e la profonda ricerca interiore che lo accompagnò per tutta la vita. Dopo un’iniziale formazione giuridica ed economica, Kandinsky decise di dedicarsi completamente alla pittura: un cambiamento radicale che avvenne quando, durante un viaggio a Monaco di Baviera, rimase folgorato dall’impatto cromatico dei quadri di Monet e dall’immediatezza espressiva della musica di Wagner.

Il suo linguaggio artistico nasce proprio da questo intreccio di visione e sonorità. Convinto che i colori e le forme possano avere effetti spirituali sull’animo umano paragonabili a quelli della musica, Kandinsky sviluppò una teoria estetica che culminò nei suoi celebri scritti, tra cui Lo spirituale nell’arte (1911). Qui l’artista descrive il colore come “uno strumento che agisce sull’anima”, capace di generare emozioni pure, indipendenti dalla rappresentazione della realtà.

Dopo una prima fase figurativa, influenzata dal folklore russo e dall’Art Nouveau, Kandinsky passò a una pittura sempre più libera dal riferimento al mondo visibile. Nei primi anni Dieci, insieme a Franz Marc e ad altri artisti, fondò a Monaco il gruppo Der Blaue Reiter (Il Cavaliere Azzurro), destinato a diventare un punto di riferimento fondamentale per l’avanguardia europea. Le opere di questo periodo sono esplosioni di colore e forma: paesaggi che si trasformano in visioni, linee e macchie cromatiche che sembrano vibrare come accordi musicali. Dopo lo scoppio della Prima guerra mondiale, Kandinsky tornò in Russia, dove partecipò attivamente alla vita culturale del nuovo regime, pur scontrandosi con le tendenze costruttiviste e funzionaliste che privilegiavano l’arte come strumento politico. Nel 1921 lasciò definitivamente il suo paese per tornare in Germania: fu chiamato da Walter Gropius a insegnare al Bauhaus, la celebre scuola che cercava di unire arte, architettura e design. Qui Kandinsky elaborò un linguaggio ancora più strutturato, basato sull’uso di forme geometriche pure – cerchi, triangoli, linee – e su un colore trattato come energia autonoma.

Con la chiusura del Bauhaus da parte del regime nazista nel 1933, l’artista si trasferì in Francia, a Neuilly-sur-Seine, dove visse fino alla morte nel 1944. Le sue ultime opere, realizzate negli anni della maturità, rivelano un linguaggio lirico e fluido: i rigori geometrici cedono a forme più organiche e biomorfe, quasi cellule viventi immerse in campi di colore traslucidi.

La ricerca di Kandinsky ha segnato un punto di svolta nella storia dell’arte. Con la sua pittura e i suoi scritti, egli ha aperto la strada alla possibilità di un’arte totalmente indipendente dalla rappresentazione del reale, fondata invece sulla forza intrinseca dei segni e dei colori. Oggi le sue tele, esposte nei più importanti musei del mondo, continuano a comunicare quell’energia spirituale e quella musicalità visiva che l’artista considerava la vera essenza della pittura.