Georges Aubry

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Georges Aubry (Gentilly, 10 agosto 1885 – Prunay-le-Temple, 30 giugno 1968) Figura complessa e poliedrica, Georges Aubry fu pittore, mercante d’arte e collezionista tra i più attivi del panorama parigino del XX secolo. Nato in una famiglia di medici, scelse di abbandonare la tradizione paterna per dedicarsi interamente al mondo della pittura e del collezionismo, costruendo un percorso che avrebbe inciso profondamente nello sviluppo del mercato dell’arte moderna in Francia. All’inizio si impose come conoscitore di maestri del XVII e XVIII secolo, ma ben presto il suo interesse si rivolse agli artisti contemporanei. Collezionista appassionato di Delacroix, seppe comprendere le istanze della modernità, legando la sua attività a figure come André Derain, Raoul Dufy, Moïse Kisling, Picasso, Maurice Utrillo e Maurice de Vlaminck, e trattando opere di Boudin, Degas, Juan Gris, Rouault, Soutine e Van Dongen. Tra le vendite più significative resta memorabile quella del 1924, che includeva quarantatré lavori grafici di Picasso. La sua sensibilità di scopritore lo portò a promuovere talenti come Utrillo e soprattutto Max Jacob, di cui organizzò nel 1920 la prima grande esposizione presso Bernheim-Jeune: un evento che segnò l’ingresso dell’autore nel panorama artistico parigino. Parallelamente, Aubry espose proprie opere, tra cui vedute di Prunay-le-Temple e Aubergenville al Salon d’Automne del 1928, rivelando un occhio pittorico capace di cogliere la poesia dei luoghi a lui più cari. La sua vita fu segnata anche dalla tragedia della Prima guerra mondiale, durante la quale, volontario, rimase gravemente ferito subendo l’amputazione di una gamba. Nonostante ciò, mantenne un’instancabile energia collezionistica: oltre ai dipinti, raccolse ceramiche, edizioni rare e un imponente corpus di disegni di Delacroix. La sua parabola attraversò anche momenti controversi: durante l’Occupazione acquisì la galleria di Pierre Loeb, in seguito restituita dopo la guerra su sollecitazione di Picasso. La sua attività sul mercato parigino degli anni Quaranta, con vendite e transazioni in Francia e in Germania, testimonia la complessità di un percorso vissuto in un’epoca di profonde fratture storiche. In sintesi, Georges Aubry emerge come una figura chiave della Parigi artistica del primo Novecento: collezionista raffinato, mercante intraprendente, pittore di vedute intime e al tempo stesso ponte tra passato e modernità. La sua eredità si colloca a pieno titolo nella storia culturale europea, quale testimone di un tempo in cui l’arte era chiamata a riflettere, resistere e rinascere.